[LIC] Canta l'epistola 2 - Tu ridi 1


revisioni

28 novembre test!

classicitaliani.it

l’umorismo impedisce di avere una visione univoca della vita, confonde e frammenta.

Gli elementi tipici della narrativa umoristica con digressioni e andare avanti e indietro. Costruzione narrativa incerta. Pirandello la applica nei romanzi e non nelle novelle (perché c’è meno spazio e sono più compatte).

Nell’ottocento si canonizza il racconto, Lawrence Sterne (stramscendi, ..) umorismo non solo per ironia incertezza ma anche una costruzione narrativa complessa e che cambia di continuo. Pirandello lo sa ma non la usa spesso.

Canta l’epistola

come si diffonde la notizia del duello

Raccontata in più modi “e dunque” è un modo per screditare e denunciare la falsa logica dei paesani che arrivano a conclusioni invere. “dal canto suo però” avversa alla precedente, la Fanelli pur essendo molto vicina alla verità scredita la versione del popolo ma non si sa comunque quale motivo Nessuno in paese capisce il perché dell’offesa e si struggono. Per primo tommasino che teme la derisione per nascondere una verità. Pirandello racconta con una focalizzazione interna (o esterna) perché non crede nei fatti di per sé, ma nelle interpretazioni. Però prende parte, pur non essendo onnisciente, difendendo tommasino sia dall’incomprensione dei paesani che della Fanelli.

Spesso in Pirandello c’è la suspance e gira attorno alla domanda. Roland Barthes in S/Z individua dei codici (non necessariamente testi narrativi e neppure solo scritto ma di ogni comunicazione, dal problema di matematica al semaforo):

  • semico (o semantico)
  • simbolico (i singoli semi vengono posti in opposizione, padre-figlio, vittima-carnefice, etc.)
  • ermeneutico (il testo pone una domanda a cui deve dare una risposta)
  • proairetico (azioni volontarie, che discendono da una scelta, quindi da lì parte il racconto, e quindi è specificatamente narrativo)
  • culturale o di riferimento (cito dei saperi)

Macchia: i personaggi di Pirandello vengono messi sotto tortura per avere una risposta

Tommasino non dice la verità, che esiste, ma che non può essere detta o non sarebbe creduta, per questo non ne parla. A questo serve la focalizzazione interna, solo lui conosce la verità. Non essendoci più un valore assoluto (Dio), ci si può appigliare alle cose nude, senza che se ne sappia il perché. Senza Dio, Tommasino pensa alle cose in sé stesse, senza significato.

Tommasino, similmente a leopardi (cantico del gatto silvestre), la vita perde significato e quindi aquisiscono le formichette o tante altre cose e forme tutte uniche, piccole e fragili ed effimere; ma non sono nulla rispetto alla vastità del cosmo. Tommasino prova pietà perché ha perso l’antropocentrismo, a livello cosmico l’uomo vale quanto un filo d’erba. E anzi ne suscita di più perché noi pensiamo e tendiamo a qualcos’altro, il filo d’erba no ma il destino che ci aspetta è lo stesso.

Il filo d’erba è antropomorfico e anche richiama un gallo con la cresta. Tommasino è diventato solitario ma tutt’altro che inumano, anzi, nonostante non nutra fiducia negli uomini ne ha. Crescendo con lui lo protegge persino dalle capre, nonostante non abbia pietà per sé ma per il filo d’erba no.

Gli uomini non sono in grado di rispettare la natura, una delle cose che Tommasino aveva trovato degne e l’uomo glielo porta via. Ed ora Tommasino non ha più niente. La verità non è comunicabile perché sarebbe preso in giro. Accetta il duello a patto che il duello fosse mortale. Sceglie la condizione più sfavorevole, tenente, pistola, luogo dove si allena.

duello

manca (ellissi) il racconto del duello, la scena madre. In primo luogo taglia una banalità, perché era tipico per quei tempi e il lettore se lo aspettava, per rifiuto di quell’immaginario, di serie B. Atteggiamento da scrittore modernista. Condizioni temporali indecise, rompe le attese del lettore (abituati ad aspettarcele) inedita la frammentazione del racconto.

La madre vuole che si confessi, Tommasino accetta. Ma Tommasino è morto perché non ha più fede, quindi accettare di farsi confessare dal sacerdote non ha senso, lo fa solo per accontentare la madre. Un atteggiamento tutt’altro che eroico, passivo, non difende mai le cose in cui crede.

conclusione

Tommasino dice la verità solo alla fine ma anche quando la dice nessuno gli crede o capisce la verità. Il narratore è avvocato delle cause perse perché sa che nessun personaggio attorno ad esso non lo capisce. Il nichilismo è sottile qui, perché è presente la Verità ma non è condivisa. Un racconto integralmente umoristico perché l’oscillazione tra comico e drammatico rimangono per tutto il racconto.

tu ridi

borborigmi: i suoni che fa lo stomaco

Inizia con tutti gli elementi umoristici/comici. Il protagonista è il sig anselmo, antagonista la moglie. Il narratore sta dalla parte di anselmo “muggì”. Il personaggio non ha controllo del proprio corpo, ride nel sonno ma addirittura lo nega perché non lo sa, caratteristiche del personaggio umoristico, come Tommasino. La moglie è certa (come gli stupidi paesani) mentre anselmo dubita (come Tommasino)

La risata non si sente mai di per sé, ma i discorsi o le imitazioni. Il mal di testa della moglie, vecchia, irritata e il marito un po’ scemo fanno sembrare la solita macchietta comica, stereotipica. Viene fuori la visione misogena, di cui Pirandello è pienamente consapevole per produrre il comico immediato.

anselmo si sente umiliato, arrabbiato ma anche mortificato e non sa cosa pensare perché è anche succube (situazione tipicamente umoristica, la situazione fa ridere ma crea sconcerto e non si sa che pensare).

Pirandello non conosceva la psicanalisi ma in questo racconto viene ripresa, la moglie è isterica: a parte le crisi è gelosa perché vorrebbe avere soddisfatti i bisogni sessuali che crede il marito soddisfi nei sogni e se la goda.

Ridicolmente anselmo aggiusta il riporto, e la moglie nota ed ha il coraggio di dire: sto morendo e lui si sistema i capelli!

Anselmo si sistema i capelli ma involontariamente, non ha controllo del suo corpo ed esso non risponde all’anima (come il ridere di notte). Ma se è un personaggio filosofo, che filosofo è se nemmeno conosce se stesso? Anselmo ignora se stesso, perché come e quando lo fa.

anselmo: da sant’anselmo, prova teologica dell’esistenza divina

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