[LIC] Tu ridi 2


revisioni

Tu Ridi

protagonista - antagonista (Propp, Greimas)

nuora antagonista e la stessa nipotina a cui tiene è antagonista

disgrazie

  • figlio sottratto
  • figlio morto
  • la nuora è andata col migliore amico del figlio (o suo?) e lasciato cinque orfanelle a carico
  • nipote a cui volava tanto bene malata/malnutrita

lei con tutte le sciagure che stanno sulle spalle di anselmo pensa che pensi alle «belle donnine».

“quella sua sorte amica in mano alla moglie, perché si spassasse a inciprignirgli le piaghe, tutte quelle piaghe, di cui graziosamente aveva voluto cospargergli l’esistenza.” ironico, sarcastico (ironico ma calca più la mano).

Quando Pirandello deve mettere in scena una cosa drammatica usa del materiale scadente come le macchiette o falsi drammi, piccoli e già visti, insieme ridicoli e strazianti.

Anselmo il filosofo

conosci te stesso, tutt’altro che Anselmo. “Ajutato con tanto impegno dalla sorte, il signor Anselmo era riuscito (sempre per sua maggior consolazione) a sollevar lo spirito a considerazioni filosofiche, le quali, pur senza intaccargli affatto la fede nei sentimenti onesti profondamente radicati nel suo cuore, gli avevano tolto il conforto di sperare in quel Dio, che premia e compensa di là.”.

Anselmo come Tommasino, anche se ha perso la religione non ha perso la bontà. Così come non crede in Dio non crede nel diavolo quindi non può nemmeno esser egli a farlo ridere nel sonno.

Non viene mai messo in dubbio che faccia rumori nel sonno, ma viene messa in dubbio (da alcuni) che rumori faccia. Anselmo non ricordava alcun sogno nel suo profondo sonno (che paragona alla morte, per sfuggire ai problemi della vita).

Il medico è tirchio. Ha pure gli occhi di colori diversi (soprattutto dato che sono gialli, come alcuni rettili, raro e strano) tendono ad avere un valore semico di contrasto, di ambiguo, che non funziona o demoniaco/distorto. Per quanto studi malattie nervose, non è uno psicanalista e non è freudiano. Dice che ride perché sogna cose che fanno ridere (più senso comune o fisico, non una motivazione analitica), usa paroloni greci e viene automaticamente screditato dal narratore (sembra parlare lui direttamente).

Pirandello non conosceva la psicanalisi freudiana, come tanti italiani all’epoca perché era mal vista, i primi a trattarne furono Svevo e Saba perché di trieste, prima impero austroungarico, quindi vicine a freud.

Il medico rappresenta la critica di Pirandello al positivismo scientifico, sulla pretesa della scienza di conoscere la Verità, quando invece lo fa per interesse.

Anselmo si sta convincendo che ride perché sogna cose felici e che non ricorda perché dorme profondamente, che scientificità! Anselmo si fida. Ed inizia ad elaborare le sue teorie filosofiche partendo da quel che dice il medico, prendendola da dove capita. Ha un rapporto difficile con la verità. Pensa che abbia dei momenti felici che la natura gli dà (leopardiano) e poi lo priva del ricordo, però sta sragionando perché parte da presupposti falsi.

gramaglie: vestiti del lutto, quindi esser tristi

umorismo, secondo Pirandello: tristezza nell’ilarità e ilarità nella tristezza.

il ricordo del sogno

finalmente ricorda cosa sogna. (roncolo: attrezzo agricolo storto)

Non dà un’interpretazione, smette di ridere dopo averlo ricordato, sembra voglia alludere a qualcosa ma nessuno chiarisce a cosa alluda. Non c’è niente su cui riflettere e nel finale smette di esserlo, non si ride più, e chiude senza alcuna riflessione.

Il songno, Torella è un nome non a caso perché sceglie un Toro, tipicamente virile ma viene sminuito e portato al femminile. Quindi è una figura virile castrata, è pari ad Anselmo (come fosse un alterego) storpio anche e fatica a camminare e viene pure sodomizzato e bullizzato dal capo. Ridotti (da ridurre) è sadico con la comicità del farlo cadere, abusandone fino poi a sodomizzarlo. Le scale sono una metafora della vita.

“pover’uomo” lo fa stare ancora di più sullo stesso piano di Anselmo, viene scelto il mulo perché un animale sterile, quindi ancora devirilizzazione. (Coppia: donna isterica e uomo devirilizzato)

Sghignazzava, quindi rideva con cattiveria.

Anselmo non riesce a capacitarsi che rideva per questo brutto sogno, quindi pensa che il sogno sia una scempiaggine. Non riflette quindi sul sogno, liquidandolo. Nonostante capisca che lo riguarda, rifiutando di fare i conti con la realtà.

Smorfia di disgusto, dal grottesco si è perso il riso. Anziché guardare dentro di sé guarda davanti a sé, scappando dal proprio presente e passato (anche se, assorto, può sembrare stia riflettendo).

Per Pirandello è strano un racconto così, poche volte parla di sesso in maniera così cruenta e diretta, spesso più velata.

Lo spirito filosofico di cui parla è più vicino a “prenderla con filosofia” perché, con ironia, serve a non farlo pensare anziché farlo riflettere, per sopportare la vita. Facendolo diventare stupido, quindi tutt’altro che umoristico. Perché la verità è insopportabile. Invece di Tommasino, che si fa uccidere, Anselmo si rassegna all’unica possibilità che gli rimane per sopportare la vita, senza indagare troppo infondo.

La verità è pericolosa, perché può travolgerti se la conosci. Per sopravvivere è meglio non conoscere la verità perché inutile o dannosa. Infatti Anselmo appena la conosce la allontana e non gli si apre nulla.

Il narratore solidarizza fino alla fine con Anselmo.

Pirandello tocca un suo estremo, entra in crisi scoprendo che la verità è una cosa dannosa. Cosa con cui non aveva fatto i conti.

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