[LIC] Il dono 3 - Una burla riuscita


revisioni

le due donne sono tutrici dell’ordine decidono di punirlo perché è meno ostile, misantropo.

Liberatesi del muratore decidono di consegnare la materia al ragazzo.

Macbeth (V atto dopo la morte di Macbeth, “domani, domani, domani…” raccontato da un’idiota. Richiamo dicendo che lei sembrava farne tragedia, vedi testo)

Reticenza: nulla viene detto, giocando con il verbo fare. Il narratore le descrive la loro ipocrisia satiricamente, perché nonostante abbiano fatto la cosa disgustosa la mascherano nel linguaggio. (Scopofilia: voyeurismo)

Il tema del sapere viene ripreso a più volte.

Dante ha inventato il verbo parasintetico incielarono, qui viene usato.

Lei non è schifata ma in soggezione nell’avere il pacco, inizia a scomporsi e prova a ricomporsi mettendosi a posto, ma il suo scomporsi è legato al piacere che ella prova nella coprofilia ma per timore deve ricomporsi agli usi e costumi sociali.

Prima reazione di Telemaco è di stupore, si chiede cosa stia accadendo. Quindi c’è lo spasimo sul sapere nascondendo una parte di preoccupazione.

Il narratore si mette dal punto di vista di Telemaco, cos’era quel pacco? che fosse davvero un dono? Il primo atteggiamento è di curiosità istintiva, animalesca (infatti viene usato il suo naso dritto per indicarlo) e per la prima volta, essendo nella testa di Telemaco, abbiamo conferma che si sia mandato da solo il pacco etc.

Telemaco filosofo

esprime massime di carattere universale ed è anche profondo. Lui sottolinea il conformismo degli esseri umani (velatamente riferito al fascismo). Telemaco oltre essere filosofo, avendo osservato gli altri dalla finestra negli anni, è anche psicologo.

Come si rende desiderabile un prodotto? Dicendo che è già desiderato. Il meccanismo della pubblicità è conformistico.

Telemaco diventa dunque critico della società contemporanea (la pubblicità recente ad esempio)

La società umana, nel momento in cui si instaura una lotta, si vede che non è il voler prevaricare che alimenta la lotta ma il volersi conformare. L’essenza degli esseri umani è «fare quello che fanno gli altri». Questo meccanismo di conformazione prende anche il denaro, quindi è fondamentalmente ingiusta, la società, perché porta chi è ricco a diventarlo sempre più e chi non lo è sempre meno. La stessa cosa succede con l’amore.

Il discorso è passato da toni seri e che seguiva un ragionamento logico, ma poi inizia a tirar fuori storie surreali, umoristicamente (come con Pirandello), unendo serio e faceto. Ma noi leggiamo questo combio con una certa ambiguità, che è ben calibrata.

la reazione

Apre il pacco: non è schifato e dice: «guarda guarda», agisce come un filosofo perché non è disgustato ma ragiona «non ridere non piangere comprendere ogni cosa» Spinoza.

Ma, malignamente, il narratore suggerisce che noi lettori siamo come le tutrici dell’ordine, quindi tutta la propria critica sociale in realtà è possibile rivolgerla alla società dell’italia fascista.

Egli continua a guardare il contenuto del pacco, senza rifiutarlo. Quindi egli guarda, con freddezza e distanza, le cose per comprenderle.

Il ragionamento messo in moto dal filosofo prima, sugli esseri umani che sono «estremamente semplici», egli ora dice che questo regalo non è «affatto semplice». Egli sarebbe positivista, perché sta pensando ai fatti: che ha ricevuto un dono. Contano le interpretazioni no i fatti Nietzesche, infatti egli non vede il fatto in sé e usa, volutamente, solo una parte della propria interpretazione.

da solo

egli parla continuamente da solo ma a persone immaginarie, quindi ha un carattere dialogico, nella sua grande solitudine

Il fatto: gli altri hanno iniziato a mandare verso di me, è stata prodotta una corrente erotica (di desideri) percependo il movimento non la sua qualità (il fatto che sia indirizzato a lui anche se il pacco è di irriverenza). Tipo: “non importa che parlino male di me, purché ne parlino”.

Il narratore ci ricorda, attraverso il naso e qualche annusata, per ricordarci che non ha dimenticato la realtà ma ne è perfettamente conscio. In psicologia la rimozione (qualcosa che colpisce la coscienza, sprofonda nell’inconscio senza lasciare traccia), piuttosto Telemaco usa, come Freud descrive: diniego.

esempio di diniego di alcuni psicologi (americani?) Come curi il padre moribondo, non neghi e sai che tuo padre sta per morire ma quando stai con lui ti comporti come se non fosse così.

chi l’ha mandato?

Telemaco non si fa la domanda più banale e in questo caso obbligatoria, chi l’ha mandato? È un filosofo a metà, si fa mille domande ma non la più ovvia che farebbe crollare tutti i castelli di interpretazione finora fatti sul dono.

La verità non serve a niente, lo vediamo sia con Pirandello che con Palazzeschi, infatti è proprio non conoscendola tutta che riesce a vivere tranquillamente.

finale

telemaco ha disattivato la componente di punizione e derisione delle due. Non c’è contrapposizione tra cattivo e buono, anzi, Telemaco dice che può raggiungere la serenità e felicità nell’assoluta ignoranza della verità, con atteggiamento nichilista (vedremo in Svevo questo tema).

È una parodia della novella di beffa, qui viene intralciata e non ha effetto (la beffa).

una burla riuscita

Non è né umorismo di Pirandello né il buffo di Palazzeschi ma piuttosto ironia. Come le due, in il dono, Gaia decide di punirlo e non farlo vivere nella sua illusione perché lo irrita. Decide quindi di fare una burla. Posizione del narratore è interessante, perché inizia a pensarla in un modo e poi cambia.

ritattro di mario

Italo Svevo usava Mario Somigli, quindi il nome è lì perché potrebbe esserci un legame o una affinità almeno con il narratore di Svevo. Mario Samigli. …

In Svevo questo personaggio è un inetto. Ha una vita igienica: vita indifesa, difensiva condita solo da sogni. Viene definita sana, ma con ironia. Il sogno come ricompensa da quello che non ti ha dato la vita.

Oltre essere inetto nella vita pratica ma non vuole nemmeno capire chi è davvero, vive di illusioni su di sé e sulla sua gloria, per semplice inerzia. Crede che lo aspetterà la gloria per semplice pigrizia e affezione con quanto pensava da giovane, nonostante 40 anni li ha passati solo illuso e abituato a viverla così.

Fugge vilmente dalla vita. Gli fa fatica ammettere che non è un grande scrittore ma non vince la pigrizia. Ma questa «potenza del destino» ha un limite, altrimenti ella riuscirebbe a fargli capire quanto sia stato un fallimento, in questo senso proprio per le sue mancanze, la sua inettitudine riesce ad attutire e non farsi prendere la potenza del destino.

Egli stima gli altri non per generosità ma opportunismo egoistico, per poter avere una gloria di ritorno.

Egli istintivamente nasconde agli altri la propria presunzione quindi senza inimicarsi gli altri e proteggendo il sogno senza trovare qualcuno che risponde: «fai schifo come scrittore» nel caso di vantasse.

Freud studia i sogni a occhi aperti, compensazione per le frustrazioni della vita, le ferite narcisistiche.

Secondo Svevo, il letterato produce sogni. Come letterato egli deve proteggere i propri sogni quando la realtà intorno a lui prova a sbugiardarlo. In un perfetto equilibrio in cui però esclude la verità, quindi possono essere felici.

Non aveva bisogno di immaginarsi scrittore perché egli già viveva nel sogno tutta la sua vita, erano stati gli anni più felici della sua vita. Mario è un personaggio immaturo che, crescendo rimane bambino. Viveva beato nella sua completa inerzia, il narratore ci fa capire che è pigro, lo critica, ma lo difende dicendo che tutto sommato egli viveva meglio di ogni altro scrittore di successo così facendo.

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