[LIC] Una burla riuscita 3


revisioni

Mario è un buon osservatore, però mette i dati su una griglia di interpretazione che «aforza di concetti» travisa la realtà. Per Svevo la letteratura è ambigua sia capacità di osservazione che travisazione. Il letterato ha delle idee e trascina tutte le altre cose, in modo inattendibile, verso quel che vuol dire.

Westerman

Il narratore, oscillando tra il proprio e il punto di vista di Mario, fa vedere come Mario pensa possa essere un commerciante di vini ma poi si dice che potrebbe essere ogni altro commerciante.

Mario avverte subliminalmente la verità, intuendola, ma si impone uno schema falsificativo mario privato soddisfazione vita prova a restituirsela in modo allucinatorio.

  • sogno letterario
  • sogno occhi aperti
  • sogno vero e proprio

Libro tradotto in tutte le lingue: Gaia si mostra grande uomo di affari. Mario sembra in un sogno (letteralmente) gli è grato per il semplice motivo che gli dice quello che ha sempre voluto sentirsi. Avvalorato dal fatto che sembra un grande commerciante. Ma durante la notte l’angoscia lo porta a dire di avere la copia in tedesco, pensando pateticamente solo alla gloria e non hai soldi. «povero Mario» (narratore): uomo un po’ sciocco, poveretto, anche un po’ colpevole dell’inganno visto che non vuole aprirsi gli occhi. Gaia, quanto più Mario, credulone, più viene indispettito perché vorrebbe fare l’esatto opposto di farlo continuare a vivere nel sogno.

Gaia sta per scoppiare a ridere, diventando un personaggio mostruoso (ride «a pezzi», per trattenere la risata, non è possibile).

Firma del contratto

Gaia lo ferma dicendo prima il denaro, poi si guarda col complice e non riesce a trattenere la risata cercando di mostrarsi arrabbiato ma non riesce. Ma Mario non capisce che lo stiano prendendo in giro e pensa che qualcosa gli sfugga e quindi cerca di ridere pure lui assieme a loro

Non è stato comprato alcun libro. Primo segno che nella burla fatta dal Gaia qualcosa non torna, Mario prende dei soldi senza aver venduto nulla e per motivi di cambio tra lire e corone austriache effettivamente riceve. Poi Mario non va a vantarsi di aver venduto il proprio libro.

Mario e l’attesa

Ha abboccato, ma è certo che la parte inconscia (non subconscio, condannato come termine da Freud perché non può esistere qualcosa sotto il conscio), incapace di agire nel mondo, ha capito qualcosa. Anche se è la parte più intelligente di Mario, come nelle storie che egli scrive certe volte senza ricordarsi, ma non se ne rende conto nemmeno qui. Dove parla l’inconscio? Nei sogni, visto che Mario sogna sempre, anche ad occhi aperti..

vita di briciole

Favola, metafora dei passerotti: anche se abituato ad accontentarsi delle briciole nella propria vita, le promesse di tanto pane (Westerman). Se lui scoprisse che è tutta una burla non potrebbe tornare alla vita di prima, non potendosi accontentare delle sole briciole perché sarebbe esploso il sogno.

Gaia e la burla

Gaia spera che Mario si tradisca da solo, o qualche amico, e iniziasse a divulgare il proprio successo. Per potere godere dell’umiliazione che ne conseguirebbe. Ma, un po’ brillo, racconta agli amici la berla fatta. Ha un’idea, umiliarlo ancora di più, godendo al pensiero di un’altra offerta vantaggiosissima. Ma il Gaia non trova dei complici, viene letta in modo malvagio, chiede almeno loro di non divulgare la burla. Gaia vuole punire il vizio per correggerlo come un autore satirico, ma in realtà non gliene frega niente, quindi la satira vuole solo ridere degli altri, con sadismo e violenza. Quello che ci muove, dice il riso, è male degli altri.

Forse Mario riuscirà a ridere con me ma sta mentendo a sé stesso pur di giustificare la sua cattiveria nei confronti di Mario. Adesso Gaia ha una coscienza falsa come falsa è la vita di Mario che vive nei propri sogni. All’inizio sembrava il genio della beffa, che però ora non può riuscire perché egli cerca di punire l’altro per come egli stesso è.

La burla scoperta

Mentre mangia col fratello, da solo, si rende conto di essere stato burlato e si sorprende perché: aveva avuto bisogno di una vaga parola per rendersi conto di una cosa che aveva persino avvertito prima. Inizia a ripensare a cosa era successo, e aveva già capito e avrebbe potuto smascherare tutto quando si misero a ridere, perché non l’ho fatto?

Quello che gli era stato credere essere un foglio di Trieste era invece gotico, quindi di origine tedesca. Lì si rende conto che è stato talmente grossolanamente deriso che capisce quanto poco lo rispettino e considerino.

epifania: percezione sensoriale, madelene intinta, di Proust

Non è propriamente un’epifania perché non è un input sensoriale. Perché Mario non è riuscito a vedere questo? Perché così avrebbe capito chi era, senza crollare e mettere in crisi il proprio sistema di vita scoprendo e realizzando di essere un fallito. Si dice di essere stato così scemo e che se l’è meritata. Si morde le labbra come un pizzicotto per essere sicuri di esser svegli.

burla riuscita?

Ma tanta chiaroveggenza era tuttavia accompagnata da dubbio. Un'ulteriore dimostrazione della propria insanabile bestialità? Povero Mario!

Si dice: se è una burla vuol dire che ha un fine altrimenti non lo è. Ma il fine è umiliarlo, cosa che non vorrebbe accettare mai, quindi torna a chiudersi nel proprio sogno, pur davanti alla verità.

il valore della verità

Dal tempio di Delfi «conosci te stesso» e Socrate, fino al cristianesimo «la via, la verità, la luce» la verità è un valore nella nostra società, a maggior ragione per un intellettuale, è un bisogno necessario.

Di fronte al dubbio cerca di economizzare sulla sofferenza, mettendolo a tacere perseguendo un equilibrio, anziché cercare di conoscere la verità. (come con Zeno, pur di non passare una notte insonne sul subbio se si sposerà o meno, decide di sposare una).

Mario usa le scuse del vento, freddo, tardi, come trovarlo, etc. pur di non andare a chiedere al Gaia delucidazioni e scoprire la verità.

Tutti cercano nella propria tana, seppure sia in rovina. Mario, vedendo il fratello che piange pensa che la burla allora sia reale, risponde male a questa sua reazione.

Mario non conosce se stesso, assume che non piangerà ma, appena da solo, lo fa.

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